Piccola premessa: questo testo era scritto in una forma tale da essere destinata ad una pubblicazione su un piccolo blog. Ovviamente chi lo leggerà qua, mi conosce già, non vi stupite se vedete che mi descrivo e mi presento in alcuni punti. Per una volta voglio esternare seriamente uno sfogo in questa discussione e condividerlo con voi.
Esperienze di vita ai tempi del COVID-19
In questi tempi di coronavirus e segregazione in casa le nostre vite sono cambiate. C'è chi ne approfitta per riposare e godersi di più la famiglia, chi invece ne soffre perché magari da artigiano non vede più entrate e si preoccupa per il cibo che non riesce a rimediare.
Io sono uno studente universitario, rientro dunque in quella categoria di persone che stanno continuando il proprio lavoro da remoto, nel tentativo di andare avanti e non contribuire a fermare l'italia. Il giorno che hanno comunicato la chiusura di tutte le scuole ed università in italia sono rientrato da roma nel mio piccolo borgo di 1200 anime circa, tra verdi colline del basso viterbese nelle vicinanze del monte Fogliano, non sapendo cosa mi sarebbe aspettato. La prima settimana di chiusura sono stati immediatamente attivati i primi corsi in remoto. Esperienza traumatica, infatti qua internet non è abbastanza veloce. Dalla seconda settimana Conte annuncia la chiusura totale dell'Italia, diventiamo tutti zona rossa. Le lezioni in remoto vanno avanti, a volte meglio a volte peggio, portandomi ad uno stato di stress per l'impossibilità di poter capire bene le cose. D'altra parte, il paesino ti rasserena la mente, ti guardi intorno e vedi campagne, puoi fare camminate in strade desolate tra gli uliveti, nessuno può dirti nulla.
Dopo un inverno mite e siccitoso, continua anche un marzo mite e soleggiato. Per me che amo la neve soffice e fresca, a fiocchi larghi che cade con 0/-1 gradi, vedere quel tempo spiccatamente primaverile tra febbraio e marzo era un colpo al cuore. Questa meteonoia però mi stava portando a studiare di più ed avevo imparato a convivere con il disagio che provo nel vedere un clima fuori stagione.
Poi a fine marzo arrivano grandi cambiamenti: una bordata di aria artica continentalizzata dalla russia. Le temperature precipitano, in terza decade di marzo fa il freddo che non riuscirebbe a fare nemmeno nella tipica giornata gennaiola.
Qua viene messo in risalto l'aspetto positivo dell'essere di nuovo al paese, a roma infatti rimane più caldo, non avrei mai sentito la vera aria invernale che sento normalmente dalle mie parti in pieno inverno. Una sensazione che nell'inverno passato avevo provato verente poco, ora potevo godermela. Se non ci fossero state le restrizioni causa COVID-19, sarei stato a roma e mi sarei perso il risveglio di vecchie sensazioni invernali del passato. Il freddo arriva, ma poi mi rendo conto che stavolta è diverso. Infatti le piante germogliano e le giornate sono lunghe, il sole è presente fino alle 6 del pomeriggio. A dispetto della provenienza della massa d'aria, non fa freddo come mi sarei aspettato da un'ondata di freddo di queste proporzioni, abituato a vedere ondate di freddo a gennaio e non a fine marzo. Il sole scalda troppo i nostri pomeriggi, anche un'irruzione continentale dalla russia non è in grado di tenere le temperature abbastanza basse da neve nel pomeriggio. Si parlava da giorni di un fronte caldo in risalita da sud-est, che in una fase iniziale avrebbe potuto portare nevicate fino a bassa quota, prima dell'arrivo dell'aria calda che lo spingeva al seguito. Ci siamo: forse l'avrei rivista. La dama bianca, la neve, quella fresca, soffice e umida che cade con temperature intorno agli 0 gradi, la temperatura perfetta per una nevicata. Il fronte sarebbe arrivato nel tardo pomeriggio e le precipitazioni durante la notte, unico momento della giornata, a fine marzo, in cui puoi sperare che le temperature si abbassino abbastanza da rendere nevose le precipitazioni.
Dopo giorni di ansia e attesa, arriva la sera del 25 marzo. Il cielo si copre ma già da subito si vede che le cose non andavano come sperato: faceva ancora troppo caldo con la temperatura che oscillava tra 4 e 5 gradi. Non scende nulla dal cielo almeno fino alle 22:45. Nel frattempo il calo era ripreso sotto gli sferzanti colpi della tramontana fredda, ma non abbastanza, iniziano i primi fenomeni con temp tra i 3 ed i 4 gradi. Inizia quella che probabilmente è una precipitazione di acquaneve, vuol dire che la goccia di pioggia presenta all'interno ancora cristalli di ghiaccio. La delusione è stata enorme. Giorni di attesa, senza che la speranza mi abbandonasse mai. Gli ultimi aggiornamenti meteo prima dell'inizio dei fenomeni erano leggermente peggiorati in una situazione già in partenza al limite per una nevicata ai miei 330 metri di altitudine. Ma ormai mi ero illuso che ce l'avrebbe fatta. Alla fine ho dovuto accettare la realtà, non stava nevicando. Ma ancora speravo di vedere una virata a neve. Inizia così una lunga attesa alla finestra, osservando la temperatura che continuava a scendere lentamente, arrivando a 2 gradi intorno all'1:15 del 26 marzo, ma niente da fare, la precipitazione era ancora acquaneve. Ormai mi era venuto sonno, ero stanco e la delusione prendeva il sopravvento, infatti le previsioni suggerivano l'arrivo dell'aria calda intorno alle 2-3 di notte. Così sono andato a dormire. Mi sveglio la mattina alle 5 e 40. Fuori era ancora piuttosto buio. Prendo il cellulare per vedere se vi ersno state segnalazioni di neve da qualche parte. Vedo che un mio amico mi aveva scritto 5 minuti prima ed è probabilmente la vibrazione del cellulare all'arrivo del suo messaggio che mi ha fatto svegliare. Anche lui attendeva la neve, ma più che altro essendo di Roma, sperava che almeno io riuscissi a vederla. Il suo messaggio dice "hai strillato un po'?" intendendo se stavo esultando di gioia per una eventuale nevicata, così trovo la forza di alzarmi, per un attimo ho pensato che avesse avuto notizie di neve fino a bassa quota. Vado alla finestra: non vedo nulla. Continuava a soffiare quel vento di tramontana, ma magari era buio e non la vedevo io. Allora vado a guarda la temperatura, segna 1.3 gradi. Era ancora alta, ma solitamente già con 1 grado riesce a nevicare ed inizia ad imbiancare. Nella confusione totale, dovuta anche al sonno e alla stanchezza accumulata, continuo a guardare fuori faticosamente alla ricerca di indizi per capire cosa stesse accadendo. Vedo il lampione della strada sotto casa, mi sforzo gli occhi per vedere se intercettavo dei fiocchi ebbene si: li vedevo volteggiare sotto il lampione. A dispetto delle attese, il freddo stava raggiungendo il picco proprio tra le 5 e le 6 del mattino. La stanchezza era tantissima, mi dovevo sforzare per guardare sotto al lampione quei radi fiocchi accompagnati dalle folate di vento da nord. A quel punto ho spersto che la temperatura scendesse di ancora mezzo grado cominciasse ad imbiancare, o magari aveva già imbiancato! Così aspetto davanti la finestra il sorgere del sole. L'atmosfera si faceva sempre più chiara, ma più si faceva chiara e più mi rendevo conto che a terra non c'era nulla e non solo: quando i lampioni si sono spenti, non è sceso più nulla dal cielo e la temperatura stava di nuovo risalendo sopra 1.5 gradi. Era appena finito il picco del freddo, stava iniziando la scaldata. Un momento di enorme sconforto in una condizione di confusione totale per la stanchezza mi ha travolto, i fiocchi non mi avevano nemmeno concesso di farsi vedere da vicino con le prime luci del giorno. Ero prontissimo per scendere in giardino, doveva durare solo altri 10 minuti. E invece nulla, così dopo 5 minuti che i lampioni si sono spenti, mi sono rimesso a dormire. Mi sveglio un'oretta dopo, guardo fuori, il cielo era coperto e soffiava ancora la forte tramontana, ma ormai c'erano già 3 gradi. Tutto ciò che mi era rimasto in mente era quell'offuscato ricordo di quei fiocchi svolazzanti, grandi e belli ma di neve bagnata, non in grado di attaccare a terra per la temperatura ancora troppo alta.
Esperienze pt. 2
Giorni di attesa, ore di attesa, potevo approfittare della quarantena impostaci dal covid 19 per godermi una nevicata. E poi la beffa delle beffe, ero arrivato ad un passo dal vedere imbiancarsi il paesaggio, bastava qualche decimo in meno di temperatura. Ulteriore beffa, anche se non attaccava, non sono riuscito nemmeno a vederla da vicino per pochissimo, doveva resistere 5 minuti in più che sorgesse il sole. 5 minuti, solo 5. 3-5 decimi di grado in meno di temperatura. Sembra impossibile. Sembra impossibile che sia arrivato ad un limite così estremo di vicinanza senza riuscire a vederla, a toccarla, a rendere materiale quelli straccio di ricordo di fiocchi svolazzanti sotto un lampione. Quello che doveva essere un bel ricordo si è trasformato in uno dei peggiori incubi che si possano fare, è stato come in uno di quei sogni in cui devi scappare ma non riesci a correre, è stato come essere uno dei due angeli sul soffitto della cappella sistina, in cui si allungano fino allo stremo delle loro possibilità nel tentativo di toccarsi con un solo dito arrivando a pochi millimetri di distanza. Ho avuto attimi di disperazione, volevo scoppiare a piangere, avevo persino trovato il lato positivo di questa quarantena che mi aveva fatto restare al paese invece che a roma e invece mi ha distrutto. Mi mancava, mi mancava tantissimo vedere il paesaggio bianco di quella neve umida che cade con 0 gradi, mi mancava come manca un nostro parente defunto.
A quel punto arriva il momento della meditazione: come ero potuto arrivare a stare così male per quanto accaduto? È stato straziante. Eppure, di tanto in tanto negli anni la neve torna da queste parti. Ma ripensandoci non mi sentivo più appagato. Qualcosa ormai andava storto. Era scomparsa la magia che da bambino potevo ben percepire in quelle fredde mattinate invernali nevose. Ma cosa era cambiato? Ho ripensato a tutti gli eventi del passato. Il più recente, il 25-26 febbraio 2018. In quell'occasione tornò la neve anche a roma. Ma ripensavo anche ad una gita fatta sul monte terminillo il giorno prima del lockdown annunciato da conte. In entrambi i casi, paesaggio innevato bellissimo. Ho provato a fare le solite cose che facevo da bambino, ma era diverso, non ci riuscivo, la neve infatti era caduta con temperature troppo basse e i cristalli di ghiaccio non si univano. Se impugnavo la neve, quando la lasciavo rivolava via e scorreva tra le mie dita come sabbia o polvere. Non era la stessa cosa, non c'era quella meraviglia che avevo tanti anni fa nel fare pupazzi o palle di neve, non ci riuscivo. Era tanta neve con cui però non potevo fare nulla, era quasi una presa in giro. Andando indietro ancora, si torna ad una nevicatella da 2 cm e mezzo del 13 gennaio 2017 che ho visto solo in foto, ero a roma in sessione d'esami. In tutti i restanti inverni di questa decade, ho avuto intorno sempre compagnie indesiderate, sono stato costretto o mi sono sentito costretto a dover condividere quei momenti con altre persone. Persone che non potevano cogliere la sacralità di quelle giornate, banalizzando tutto e rendendo ancora più sofferente la mia condizione. Ormai facevano parte della mia intimità. Non potevo condoviderli con nessuno, se non con la mia famiglia.
Andando indietro ancora, il 2009/2010, vide più di un episodio nevoso. Fu quell'inverno che sento che le cose cominciarono a cambiare. Fu a quel punto che svanì la magia. La mattina del 26 marzo 2020, era come se attendessi il ritorno della neve da almeno 10 anni. Infatti la quarantena mi avrebbe impedito anche intrusioni da parte di gente che sicuramente mi avrebbe infastidito. E invece niente. Anche stavolta era andata. Cosa è cambiato 10 anni fa nella mia vita? Questi momenti dell'anno particolari ormai non erano più intimi, riservati e le compagnie che avevo in tali giornate non erano come me, non potevano capirmi. Ho legato questi eventi a gioie dell'infanzia in cui gli unici presenti erano i miei familiari. Ma sento, ormai, di non riuscire a condividere più queste mie gioie neanche con loro. Temo che il motivo sia stata la mia scelta di fare della previsione stessa di questi eventi la mia vita. Quella che doveva essere una giornata magica, aveva perso parte del suo fascino a causa mia. L'attesa e previsione della neve ora diventatava il mio lavoro. Ma se questo è il risultato delle mie scelte, che senso hanno? E se le nostre vite in generale fossero sempre più vuote? Potranno mai tornare le emozioni del passato? È giusto rivivere il passato stesso? O la cosa più giusta da fare è guardare avanti ed accettare la nuova condizione? È veramente finita la magia?
Ognuno di noi può ritrovarsi in una situazione analoga in altri contesti, ripensare al passato e percepire che qualcosa è cambiato, che vecchie gioie sono andate perdute. Ci sono casi in cui questo non è possibile, come gli affetti per un nostro caro ormai defunto. Ma ci sono casi in cui siamo noi stessi a porci dei limiti. Che senso ha imporsi delle regole o dei comportamenti? Nel mio caso, non vorrò avere ostacoli nel riprovare almeno un'ultima volta le emozioni di quando ero bambino. Per ora posso solo dire, chissà quanto altro tempo dovrò attendere, 10 anni cominciano a farsi sentire.