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Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

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Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

Messaggio da Ghiaccio96 » martedì 18 gennaio 2022, 21:04

Come sempre ogni anno tutti i nivofili vanno a guardare l'impianto teleconnettivo per capire come potrebbe essere caratterizzata la circolazione atmosferica sul mediterraneo centrale. Vivoglio parlare di come l'attività solare va interpretata nel fare una tendenza stagionale, infatti ho un bellissimo articolo che ne fa un sunto. Difficile da capire in alcuni aspetti, ma vi mostro quelli principali.

L'attività solare undecennale: anzitutto spieghiamo la nostra forzante in cosa consiste.

Il sole ha un'ampia gamma di fenomeni che inducono variazioni dell'intensità di radiazione emessa. Si va da variazioni su scale di miliardi di anni, dettate dalla vita della stella stessa, a variazioni rapidissime, pensate, anche di 5 minuti. Naturalmente quelle più lente sono anche quelle più consistenti come variazioni, quelle più rapide sono vari ordini di grandezza più piccole.
In pratica sulla fotosfera solare compaiono punti più luminosi, quindi più caldi, che appunto hanno vita di qualche minuto. Il lor effetto sulla terra è indiscutibilmente trascurabile.

In questa ampia gamma di fenomeni presenti sul sole, il ciclo solare di 11 anni è fra quei fenomeni abbastanza rapidi che producono variazioni non importanti di radiazione solare emessa. Si parla di 1-2 watt al metro quadro in più nella fase di massimo solare rispetto alla fase di minimo, su un totale di budget entrante al top dell'atmosfera di 1360 watt al metro quadro. Stiamo parlando di variazioni all'irradianza solare dello 0,1%.

Ma allora perchè interessarsi a tale variazione? Trascurabile sicuramente in prima approssimazione... Ebbene, questo watt in più nella fase di massimo non è importante nel far variare la temperatura media globale, è irrisorio da questo punto di vista, è stato infatti calcolato che l'aumento di temperatura media globale corrispondente sarebbe di circa 0.08 Kelvin, neanche un decimo di grado che è l'oscillazione tipica che abbiamo tra anno e anno se non di più, a causa di tante altre forzanti climatiche.
è stato invece notato da varie ricerche che questo aumentato budget di energia solare viene "canalizzato" attraverso vari feedback climatici che amplificano tale anomalia rendendola dunque importante a livello locale e dunque andando a modificare la circolazione generale dell'atmosfera. Ora cerchiamo di capire perchè ciò è possibile:

Il ciclo solare, noto anche come attività solare, consiste di una variazione sulla superficie del sole, quindi sulla fotosfera, del numero di macchie presenti. O meglio, quando è stato scoperto nel 700 questo fenomeno per la prima volta, così fu definito osservativamente.
In realtà nel corso degli 11 anni succede la seguente cosa:
Il campo magnetico del sole generalmente vuole essere poloidale, come quello terrestre. Il sole però ruota su se stesso con un periodo di 30 giorni circa. Succede che questa rotazione porta il campo magnetico ad avvitarsi sotto la sua superficie, andando a creare quella che si chiama una configurazione toroidale, dove questi tubi di flusso magnetici si avvitano attorno la zona equatoriale del sole. Immaginate delle vere e proprie ciambelle di campo magnetico, degli anelli, al di sotto della fotosfera alle latitudini equatoriali. Questo è causato dalla rotazione del sole.

A questo punto ci sono due teorie che spiegano quello che succede, la più accreditata perchè spiega più dettagli è la teoria di Babcock-Leighton:
il campo magnetico possiede galleggiabilità, portandosi dunque in superficie ed emergendo dalla fotosfera. Immaginate che una parte di questa ciambella di campo magnetico si porti verso l'alto e poi emerga, deformandosi dunque. Quando il tubo di flusso magnetico emerge, laddove emerge avviene il cosiddetto "svuotamento del campo magnetico": è un fenomeno dovuto al fatto che il plasma sulla superficie del sole si trova tutto in equilibrio di pressione in partenza, esattamente come se sulla terra vi mettete alla superficie isobarica di 500 hpa e su tale superficie il gas è tutto in equilibrio di pressione. Quando emerge il tubo magnetico, si perde questo equilibrio tra il plasma venuto a magnetizzarsi e quello circostante, perchè il campo magnetico produce anch'esso una sua pressione. Di conseguenza il plasma magnetizzato esercita sia la pressione meccanica sul gas circostante che aveva precedentemente tramite gli urti delle particelle (come avviene per la pressione atmosferica sulla terra), più quella data dal campo magnetico.
Il plasma magnetizzato in sostanza va in sovrapressione, per tenere l'equilibrio col plasma circostante l'unico modo è togliere il plasma magnetizzato: laddove emerge il tubo di flusso abbiamo uno svuotamento di materia sulla superficie del sole, in sostanza si crea un avvallamento da cui emerge questo tubo di flusso.

Essendo il tubo di flusso una parte dell'anello di campo sotto la superficie del sole, ci sarà una zona dove il tubo esce e una dove entra, quindi questo fenomeno avviene sempre in due punti che vanno a coppia.

Ora, le stelle di tipo sole hanno un envelope convettivo. Dato che anche sul sole in questo strato si ha, del tutto similmente alla terra, un gradiente termico verticale adiabatico, questo vuol dire che in questo avvallamento tanto più le pareti della valle saranno profonde, tanto più saranno calde. Le pareti di questi avvallamenti dunque ora sono zone più calde di prima, la fotosfera qui è più calda.
Il fondo della valle invece è la zona dove emerge il tubo di flusso magnetico. Dato che il campo magnetico si prende una parte dell'energia cinetica del plasma, il fondo della valle invece è più freddo di quanto lo fosse in precedenza prima dell'emersone del campo magnetico

Ne consegue che la zona più calda è anche più luminosa ed emette in bande dello spettro più energetiche, specie nell'ultravioletto. La zona più fredda appare invece più scura, meno luminosa, ed va ad emettere a frequenze minori di prima. Le zone scure si chiamano macchie, le zone luminosissime si chiamano FACOLE. Macchie e facole compaiono sempre insieme

Immaginate di essere un osservatore sulla terra e guardate il disco solare. Nel corso dei giorni il sole ruota, quindi ad un certo punto se nella faccia che noi non vediamo è emerso un tubo di flusso magnetico, questo apparirà sulla sinistra del disco solare. Ora, di tale avvallamento noi vediamo la parete di sinistra, perchè la stiamo guardando di profilo! Di conseguenza non vediamo la macchia, vediamo la facola! Ecco che al passaggio della struttura magnetica l'irradianza solare aumenta, fino a raggiungere un primo massimo. Quando tale avvallamento è rivolto verso la terra, vediamo la macchia e la facola. Abbiamo un calo dell'irradianza dovuto alla zona fredda ma abbiamo anche la facola intorno.

Ebbene, nelle stelle di tipo sole domina l'effetto delle facole su quello delle macchie.
Abbiamo un calo lieve dell'irradianza, ma siamo abbondantemente sopra i livelli dell'irradianza fotosferica tipica.

Quando l'avvallamento si porta sulla destra del disco solare, di nuovo vediamo l'altra parte della vallata, luminosa, quindi abbiamo un nuovo picco di irradianza e poi quando la struttura torna sulla parte nascosta del sole abbiamo un crollo dell'irradianza ai livelli pre-macchia. In genere l'aumento di irradianza in questi due massimi è tra 1 e 2 watt.

Generalmente quando si parla di attività solare si parla di macchie. Da qui il dubbio che non sono mai riuscito a spiegarmi: come può essere deleterio il massimo solare se compaiono zone più fredde e meno luminose? La risposta è che nessuno conosce le facole, che invece sono fondamentali.

Nella fase di massimo solare si raggiunge il massimo di numero e di estensione di tali oggetti, che durante il ciclo solare traslano verso l'equatore, mentre compaiono a circa 30 gradi di latitudine sia nord che sud simmetricamente. Il massimo lo si raggiunge quando le macchie più estese e numerose si trovano a 15 gradi di latitudine, a metà strada. Una macchia arriva a toccarsi con la simmetrica dall'emisfero opposto all'equatore, e si annichiliscono, lasciando quell'altra di polo opposto (abbiamo infatti detto prima che le macchie sono sempre a coppia e di polo opposto). La macchia residua viene poi portata di nuovo verso il polo da una circolazione meridionale presente nella parte più alta del sole, un po' come la nostra cella di Hadley. A fine ciclo questi poli si sono di nuovo accumulati al polo geografico del sole, ma di segno opposto di prima: il campo magnetico solare poloidale è stato ricreato e invertito. Tutto questo meccanismo è noto come dinamo globale della stella, dinamo perchè il campo magnetico solare in questo modo si autosostiene e si alimenta.

Continuo più tardi con la seconda parte...
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Re: Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

Messaggio da Ghiaccio96 » martedì 18 gennaio 2022, 23:00

Detto ciò, facciamo subito un'importantissima osservazione:

abbiamo visto che al passaggio dell'avvallamento sul disco solare, l'irradianza aumenta a causa della facola. La facola emette nell'ultravioletto: una buona parte di questi watt vengono emessi nell'UV. Ecco, immediato, la prima via di amplificazione dell'anomalia solare, la "canalizzazione" di questa energia come energia ultravioletta.
Non è in realtà l'unica banda di frequenze a variare col ciclo solare, infatti c'è la macchia anche che emette nelle onde radio, perchè più fredda. In praticolare, la lunghezza d'onda a 10,7 cm è particolarmente sensibile al passaggio delle macchie. Il flusso di irradianza misurato a tale lunghezza d'onda viene preso come indicatore di attività solare, e viene chiamato Solar Flux Index, SFI. Viene solitamente usato come parametro nelle ricerche per studiare correlazioni dell'attività solare con altre anomalie climatiche sulla terra.

Lo spettro solare è fortemente variabile nell'ultravioletto, a causa del ciclo solare. L'irradianza emessa dal sole in tale banda può anche raddoppiare nella fase di massimo.

L'ultravioletto come tutti sappiamo viene assorbito dallo strato di ozono: ecco che dunque tale strato può subire delle sostanziali modifiche tra la fase di massimo e minimo solare, ed è in questo modo che il ciclo solare undecennale riesce a rendersi forzante di rilievo nella circolazione atmsoferica!
Ma andiamo per ordine, ecco cosa succede nella fase di massimo solare:

Delle prime ricerche hanno preso le annate di massimo solare e hanno fatto una media (un "composite", in inglese) di certe variabili misurate in tali annate. La stessa cosa si è fatto per le annate di minimo solare. Poi si è fatta la media di queste variabili in fase di massimo meno le stesse in fase di minimo e sono andati a calcolare il grado di correlazione di tali variazioni tra massimo e minimo solare con la variata attività solare. Queste 3 variabili sono ozono, temperatura e vento medio zonale

Sono stati trovati i seguenti risultati:
è stata ritrovata un'anomalia positiva di ozono (+4% nella fase di massimo), temperatura (+2°) e vento zonale (+4 m/s) in alta stratosfera tropicale. Anomalia positiva di simile magnitudo in ozono e temperatura anche in bassa stratosfera tropicale. Anomalia positiva di ozono anche alle latitudini subtropicali in media stratosfera ma anche nella zona polare dell'emisfero invernale. Impatto sulla temperatura anche nella media stratosfera polare. Su tutte queste zone la correlazione con l'attività solare è alta.

Per quanto riguarda il caso dell'alta stratosfera equatoriale, il motivo di quelle anomalie è ovvio: è lo strato di ozono che per primo impatta con l'ultravioletto ed è al massimo latitudinale di assorbimento, essendo perpendicolare. L'aumentato UV si traduce in un riscaldamento radiativo dello strato. Ma c'è dell'altro: infatti l'ozono non è un gas stabile, ma in continua dissociazione in O2 + O e ricombinazione. Tale equilibrio dinamico tra dissociazione e ricombinazione dell'ozono si traduce nel cosiddetto ciclo di chapman. Naturalmente se cambia l'ultravioletto tale equilibrio può essere spostato o più a favore di una ricombinazione con conseguente scarsità di molecole e atomi di ossigeno, oppure il viceversa con conseguente scarsità di ozono. Con l'aumentato UV nel massimo solare, sembra (perchè questo ho capito ma mi sembra un po' controinuitivo) che ci sia maggior presenza di ozono. L'ozono stesso di per se (anche questo abbastanza controinuitivo) rappresenta esso stesso una sorgente di calore. Questi due fattori contribuiscono da un lato all'osservato aumento dell'ozono nella fase di massimo solare, dall'altro all'aumento di temperatura.
C'è un'influenza in realtà anche sulla zona polare, abbiamo infatti emissione di particelle energetiche (in inglese le SEP, solar energetic particles) dai buchi coronali del sole, una sorta di macchie solari non della fotosfera ma della corona. Questo flusso di particelle investe la terra, e nelle aree polari le SEP vanno a reagire chimicamente con l'ossigeno, togliendo quindi la possibilità nel ciclo di chapman all'ozono di ricombinarsi. Questo si traduce con una diminuzione di ozono e un raffreddamento della media stratosfera polare (10 e 30 hpa)

L'aumento di temperatura nella zona equatoriale, porta ad un aumento del gradiente termico di temperatura polo-equatore, con conseguente intensificazione del vento termico, e dunque dei venti zonali. Ecco spiegata l'anomalia osservata in alta stratosfera e bassa mesosfera tropicale.

Ora inizia l'interazione con la circolazione generale dell'atmosfera: infatti tale anomalia di vento viene portata dall'alta stratosfera equatoriale verso il polo (probabilmente dalla circolazione di Brewer Dobson, ma si tratta di misurazioni quindi un fatto osservativo per come è riportato nell'articolo) e poi da polo a scendere dalla stratosfera alla troposfera. Tale trasporto di questa anomalia ha inizio la prima decade di novembre e si conclude con il touch down in troposfera nella seconda decade di dicembre. Tale anomalia va ad interagire con la circolazione tropsoferica, è stato infatti osservato che a questo punto gli Eliassen Plam flux, ossia i flussi di calore e di momento portati dalle onde planetarie, risultano divergenti, il che vuol dire trasporto di vorticità positiva (depressioni) verso nord e vorticità negativa (anticicloni) verso sud. In sostanza il vortice polare troposferico si fa compatto e la fascia anticiclonica subtropicale si distende alle basse latitudini nel nostro inverno.
Il carattere divergente delle onde planetarie ha l'ulteriore conseguenza di indebolire la circolazione di Brewer Dobson. Questo si traduce in un rallentamento sia del suo ramo discendente nella zona polare, che di quello ascendente nella zona equatoriale, e ne consegue che il riscaldamento adiabatico delle masse d'aria nella discesa dall'alta stratosfera alla troposfera al polo è meno intenso e dunque abbiamo un raffreddamento ulteriore della stratosfera polare.
All'equatore invece è minore il cooling adiabatico associato alla salita delle masse d'aria, dunque la bassa stratosfera equatoriale risulta più calda. Altra conseguenza in questa zona è che l'ozono portato dalla troposfera in stratosfera così va ad accumularsi in questo strato, e abbiamo visto che l'accumulo di ozono rappresenta un'ulteriore riscaldamento diabatico per lo strato.

Abbiamo dunque spiegato anche le anomalie registrate in bassa stratosfera tropicale di temperatura e ozono, che erano state trovate essere fortemente correlate all'attività solare ma non direttamente, ma per modifiche alla circolazione generale dell'atmsofera. Notiamo anche come siano presenti diversi feedback, per via di meccanismi diversi che danno lo stesso risultato. Abbiamo per esempio detto che la stratosfera polare invernale si raffredda in fase di massimo solare anzitutto a causa delle SEP, ma abbiamo anche detto poi a causa di un rallentamento della circolazione di Brewer-Dobson

C'è poi tutto il discorso sull'interazione dell'attività solare con la QBO:infatti karin labitske ha trovato nei suoi studi pionieristici al riguardo, una decisamente maggiore correlazione tra quello che succede in alta stratosfera tropicale e media stratosfera polare invernale se all'anomalia associata al ciclo solare si aggiunge quella della QBO. La QBO è una variabilità Quasi-Biennale dei vento stratosferici equatoriali, che si alternano tra fase orientale, ossia vento da est verso ovest, a fase occidentale, ossia vento da ovest verso est. Questa ricercatrice ha trovato una correlazione tra temperatura e geopotenziale nella stratosfera polare e accoppiata QBO / ciclo solare. In particolare è stato visto che quando le due anomalie equatoriali sono in fase (ossia QBO occidentale e massimo solare, e QBO orientale e minimo solare), allora si registrano valori sopra la norma di temperatura e GPT a 30 hpa nel mese di febbraio sul polo. Quando le due anomalie sono in controfase si registra una situazione sotto la media.
Abbiamo detto che l'attività solare alta favorisce un rinforzo del vento da ovest verso est. La QBO in fase ovest anche è una ulteriore anomalia di vento intensificato da ovest verso est. Le due anomalie lavorano dunque insieme in tal caso e si rinforzano. Stessa cosa per la QBO orientale e attività solare bassa. In sostanza karin ha trovato che questa accoppiata è importante perchè regola il timing degli SSW, dei riscaldamenti stratosferici intensi.

Di nuovo, come abbiamo detto precedentemente, queste anomalie vengono portate poi in troposfera polare. Sono infatti state trovate correlazioni tra il NAM in stratosfera e il NAM in troposfera (il NAM, sta per North Annular Mode, è la stessa cosa della AO ma si usa tale sigla per indicare la stessa cosa su un generalizzato piano isobarico). Lo studio più famoso a noi è quello di Badwin e Dunkerton che indica quei 45-60 giorni di condizionamento della troposfera da parte dell'anomalia stratosferica.
Kuroda anche ha trovato correlazioni tra lo stato della stratosfera e il segno della NAO, tra l'attività solare e il segno del NAM che risulta tendenzialmente positivo in fase di massimo solare e Haigh e Roscoe hanno trovato un maggior grado di confidenza nel ruolo dell'attività solare sulla stratosfera polare se si tiene conto della QBO, in accordo con gli studi di karin labitske.

Rispetto al primo meccanismo citato, lo studio della labitske ha introdotto come eccezione quella che la fase di massimo solare, se in concomitanza con una QBO positiva, possa dare vita ad indebolimenti del vortice polare stratosferico, invece che rinforzi. Il grado di confidenza in questo caso è maggiore, da tenere presente questo schemino dunque. Il resto del meccanismo non cambia rispetto al primo citato.

Abbiamo visto meccanismi di tipo Top-Down, ossia dall'alta stratosfera equatoriale alla troposfera. Vediamo ora un altro tipo, il Bottom-Up, fondamentalmente legato al pacifico equatoriale.

L'aumento di attività solare si traduce anche in un aumentato budget di energia che arriva a terra. Naturalmente l'effetto è di interesse solo all'equatore perchè riceve i raggi solari perpendicolari. In fase di massimo solare, è stato visto che il mixed layer oceanico, lo strato più superficiale dell'oceano, si scalda maggiormente. Aumenta dunque l'evaporazione. Gli alisei sul pacifico equatoriale portano tale contenuto aggiunto di vapore sul settore indonesiano, dove è presente la classica zona convettiva che ora ha più vapore, più CAPE, e dunque convezione più intensa. L'aumentato calore oceanico si è trasformato in un aumento di intensità della circolazione di Walker, che si richiude con un vento occidentale, opposto agli alisei, in tropopausa e poi in una intensificazione del ramo discendente sul pacifico centro-orientale e zona peruviana. L'aumento della subsidenza su tale zona del pacifico porta ad un ulteriore dissolvimento di nubi qui e quindi maggiore irraggiamento. L'intensificazione della circolazione di walker si traduce in un'insorgenza de la nina, ossia l'ENSO va in fase negativa. Si è visto che circa due anni dopo insorge poi l'anomalia opposta, l'el nino.
L'intensificata circolazione di Walker ha anche altre due conseguenze: una modifica al monsone indiano, è stato infatti osservato un aumento della convezione "off-equatoriale", credo voglia dire che si viene ad intensificare più a ridosso dei tropici, quindi spostata più a nord e più a sud, e dall'altro porta ad un rinforzo della cella di Hadley con anche un suo shift verso nord, testimoniato dall'ITCZ. La walker e la Hadley sono strettamente legate

Da notare anche in questo caso l'insorgenza di altri feedback positivi tra vari meccanismi che producono gli stessi risultati: avevamo infatti visto che il meccanismo top-down in fase di massimo solare portava ad una distensione anticiclonica alle basse latitudini. Questo torna con quanto voluto dal meccanismo bottom-up, ossia un rinforzo e una salita di latitudine della cella di Hadley e dell'ITCZ. I due meccanismi lavorano insieme e amplificano il tutto.

Un altro feedback positivo è dato dal fatto che l'intensificazione della circolazione di Walker accelera il trasporto di ozono dall'equatore troposferico alla bassa stratosfera, provocandone un accumulo in tale strato e abbiamo già detto più volte che questo rappresenta una sorgente di calore per lo strato. Avevamo già visto che il meccanismo top down, col rallentamento della brewer-dobson, portava alla stessa conclusione. Tanto che nelle simulazioni climatiche fatte, in un caso non si teneva conto dell'oceano, nell'altro non si teneva conto della stratosfera ed in entrambi i casi era stata trovata quell'anomalia in bassa stratosfera equatoriale ma nessuno dei due meccanismi ne spiegava l'intensità.

Un altro aspetto assolutamente interessante e che devo ancora approfondire è il legame dell'attività solare con la NAO via influenze stratosferiche. Si ritiene comunque che la NAO possa essere influenzata dall'attività solare secondo quanto detto nel meccanismo top-down, e questo spiegherebbe perchè durante la PEG il freddo si sia accanito particolarmente sugli inverni dell'europa occidentale. Ci ritornerò nei prossimi giorni...
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Re: Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

Messaggio da Ghiaccio96 » mercoledì 19 gennaio 2022, 17:21

Senza entrare troppo nel dettaglio, in questo articolo hanno studiato la correlazione tra andamento NAO, AP index e GPT in stratosfera. Tramite una tecnica di analisi statistica, si sono occupati poi di verificare che la correlazione trovata avesse un alto grado di "significanza", in sostanza che non fosse solo una coincidenza.

è stata studiata la correlazione con la NAO da fine 800, con la strato dal 49. Quello che è stato trovato è una correlazione con un alto grado di confidenza dell'AP index con la NAO e gpt stratosferici polari dal 1970 circa in poi, nessuna correlazione prima. Correlazione invece sempre presente tra AP index e geopotenziale in stratosfera polare.

Per spiegare i risultati trovati sono state date 3 possibili spiegazioni:

La prima, che l'attività solare sia diventata importante al punto tale da diventare la forzante dominante sulla NAO dal 1970 circa. Infatti L'attività solare ha avuto un aumento continuo da inizio 900

La seconda, che la circolazione atmosferica sia diventata più sensibile all'attività solare dal 1970 circa. Il seguente ragionamento è alla base di questa ipotesi:
alcuni studi hanno mostrato che il coupling dinamico tra stratosfera e troposfera non è lo stesso nelle situazioni di vortice polare debole e forte. In caso di vortice debole, quello troposferico tende a guidare anche quello stratosferico, in caso di vortice forte entrambe le ose sono possibili.
Altra cosa che è stata confermata da più studi è quella di un vortice polare stratosferico mediamente forte dal 1970 circa.
Se si fa riferimento ai precedenti studi che associano l'elevata attività solare al raffreddamento stratosferico, allora viene da se che l'aumentata correlazione con la NAO è assente prima del 70 quando il vortice polare troposferico si presentava debole e guidava la stratosfera, e dunque l'impatto dell'attività solare sulla NAO non c'era, in quanto come abbiamo detto anche nei messaggi sopra l'influenza dell'attività solare sulla circolazione troposferica può avvenire solo attraverso il passaggio in stratosfera polare. In tal caso il nostro studio ha registrato solo una correlazione tra vortice stratosferico debole e attività solare. Dopo il 70 invece con un vortice polare invece più forte, l'attività solare si è di nuovo correlata coi valori di GPT e temperatura in strato più bassi e stavolta anche con la NAO, grazie al coupling tra i due strati che come hanno trovato altri studi, diventa significativo nei casi di vortice polare forte.
In sostanza l'attività solare aumentata si correla solo ad un aumento della NAO. Il forcing solare, primariamente agente sulla stratosfera, ha propagato la sua influenza giù in troposfera solo nell'ultimo periodo e non prima.

La terza ipotesi che però non sussiste secondo gli autori, è che sia solo un accadimento fortuito il trovato periodo di alta correlazione tra AP index e NAO. Gli autori infatti, come dicevo inizialmente, hanno usato un test statistico per verificare che la correlazione avesse un alto grado di "significance". Il significato di questo termine mi è un po' oscuro. Dunque la soluzione possibile è una delle due sopra ed esiste realmente un legame fisico tra la NAO e l'attività solare.
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Re: Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

Messaggio da Ghiaccio96 » mercoledì 19 gennaio 2022, 17:29

Aggiungo un mio commento, che nel caso fosse vera laseconda ipotesi fatta dagli autori dello studio, la maggior predisposizione del vortice polare troposferico ad essere forte e quindi a farsi condizionare da quello stratosferico rinforzato dalla forte attività solare, potrebbe esserci lo zampino del GW.
Osservo anche che lo studio ha preso un dataset di attività solare "smoothed", non è spiegato molto cosa significhi ma probabilmente si intende che è stata un po' filtrata la normale variabilità del ciclo solare, cioè i dati tenevano conto più che altro dell'intensità media dei cicli solari, quindi sulla forza dei cicli solari su un lungo periodo. Il fatto di aver avuto dunque un vp forte in fasi di minimo solare non contraddice lo studio, in quanto alla fine del periodo studiato eravamo in una fase di generali cicli solari intensi.

L'ap index, o ance indice geomagnetico, è un indice che misura una proprietà del campo magnetico terrestre. Cosa c'entra con l'attività solare? La magnetosfera terrestre viene modificata dal vento solare, la cui intensità è guidata dall'attività solare. Anche l'ap dunque può essere usato come buon indicatore di attività solare, ma non perchè ci sia un link fisico con la climatologia. Il link rimane comunque tra il sole e il clima, l'ap è ben correlato con l'attività solare e viene a volte usato al posto di altri indicatori diretti del flusso solare
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Re: Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

Messaggio da Olim » sabato 22 gennaio 2022, 22:53

Molto interessante Cla, ma anche molto lungo, ho iniziato a leggere e mi riprometto di finire appena possibile ;)
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Re: Il ruolo dell'attività solare come teleconnessione

Messaggio da Ghiaccio96 » venerdì 28 gennaio 2022, 13:42

Fantastico ;)
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