di Lorenzo Dorato
PARTE I Roma e la neve: analisi delle configurazioni ideali.
La neve a Roma, come noto, è un fenomeno assai raro. Prima della recente e splendida nevicata del 3-4 Febbraio 2012, l’ultima seria nevicata capace di imbiancare omogeneamente la città con un accumulo superiore ai 5cm in tutti i quartieri risale al 10 -11 Febbraio 1986.
Fatti salvi episodi minori in cui la neve ha imbiancato con un manto significativo solo alcuni quartieri della città (e non il centro storico), il tempo di attesa per un episodio serio è stato dunque di ben 26 anni. Davvero tanto per una città situata al 42° parallelo nord! Basta spostarsi su una carta geografica del mondo ad est e ad ovest per rendersi conto che città o aree geografiche situate alla stessa (o molto simile) latitudine in altre zone dell’Europa orientale o di altri continenti hanno una nevosità infinitamente più alta di Roma: Sofia, Istanbul, Sapporo, Boston solo per fare qualche esempio lampante, tutti luoghi in cui la neve è un fenomeno ordinario e in alcuni casi caratterizzato da frequenza e intensità di accumulo elevatissima.
Cerchiamo di capire in breve perché la neve, fenomeno amato e atteso da tante persone e da tanti romani (che ad ogni occasione nevosa mostrano sempre tutto il loro entusiasmo per questo regalo della natura), ha una frequenza così bassa nella nostra città descrivendo, in questa prima parte dell’articolo, le condizioni ideali perché possano verificarsi nevicate sulla capitale e riportando, in una seconda parte che verrà pubblicata nei prossimi giorni, una sintetica cronistoria corredata di analisi meteorologica dei principali episodi nevosi degli ultimi decenni.
La geografia di Roma e la neve
Roma è una città pianeggiante subcostiera situata a circa 30km dal mare, sul versante tirrenico centrale della penisola italiana nel cuore del mediterraneo. La sua geografia ci spiega subito il perché la neve sia così rara.
In termini macrogeografici è noto che l’Europa occidentale è, in relazione alla sua latitudine, un luogo del mondo molto mite, a causa di una corrente marina calda, detta corrente del golfo che, proveniente dal golfo del Messico mitiga le acque del nord-atlantico condizionando drasticamente il clima di tutte le aree anche molto settentrionali situate nell’atlantico orientale europeo (dall’Islanda alla Norvegia, dalla Gran Bretagna al Portogallo). L’influenza del mite atlantico rende quindi tutta l’Europa centro-occidentale una zona relativamente temperata nella stagione fredda, assai più del continente nord-americano dell’Asia e dell’Europa orientale (più lontana dall’influenza mite atlantica).
Alle ragioni macro-geografiche, si uniscono poi rilevanti fattori geografici locali e micro-locali.
Il versante tirrenico italiano è in generale piuttosto refrattario alla neve a bassa quota poiché nelle situazioni in cui è più facile che irrompa aria molto fredda diretta sull’Italia, ovvero quando le masse d’aria si spostano dalla Russia (o nord-est europeo) verso la nostra penisola con un impatto diretto da e-ne, il versante tirrenico rimane molto spesso sotto vento, riparato dagli appennini che fungono da barriera capace di inibire l’umidità dell’aria che viene scaricata invece sotto forma di precipitazioni nevose sul versante adriatico (con formazioni di minimi pressori in area basso adriatica-jonica o per semplice azione dell’effetto stau).
Le volte in cui invece l’aria fredda passa attraverso un giro più largo, scavallando da nord l’arco alpino e riscendendo sull’italia dalla porta del Rodano e della Bora contemporaneamente, si creano condizioni di tempo perturbato anche sul versante tirrenico con classica ciclogenesi tirrenica e maltempo che colpisce più o meno intensamente tutte le regioni centrali del nostro versante. In questi casi tuttavia l’aria fredda arriva più “mitigata” rispetto all’afflusso diretto e soprattutto, come in tutti i fronti perturbati strutturati si crea un richiamo caldo da sud-sudovest che colpisce le zone immediatamente poste a sud del minimo barico.
Se tuttavia si verificano alcune fondamentali condizioni, ecco che diviene possibile quel magico compromesso tra temperatura e precipitazioni in grado di far apparire la neve su Roma.
Le configurazioni meteorologiche per la neve a Roma
In particolare distinguiamo quattro possibili configurazioni da neve a Roma.
1. La prima, la più classica e foriera di eventi rilevanti è la classica entrata simultanea dalla porta della Bora e dalla valle del Rodano con scavallamento alpino di aria gelida da e-ne o n-ne e minimo baroclino (disallineamento geografico del minimo al suolo e del minimo in quota).
Tre sono le caratteristiche fondamentali che tale configurazione deve avere per poter essere potenzialmente nevosa su Roma (nella foto configurazione della splendida nevicata del 4 Febbraio 2012).
a-In primo luogo l’aria in arrivo deve essere molto fredda in tutti gli strati (quota e suolo). In tal caso anche un’entrata “più larga” capace di scavallare l’arco alpino rientrando sui versanti tirrenici manterrà caratteristiche fredde il più possibile inalterate.
b-Il minimo barico in quota (a quote di circa 4000-5000m slm) deve collocarsi a nord-ovest di Roma, preferibilmente sul golfo del leone o il golfo di Genova, in modo tale da favorire l’afflusso di intense correnti meridionali in quota capaci di generare nuvolosità compatta e produttiva di fenomeni diffusi e duraturi.
c- Il minimo barico al suolo (più avanzato di quello in quota – baroclinicità-) deve invece posizionarsi in una posizione tale per cui non risulti: né troppo “alto” ovvero troppo a nord rispetto a Roma, caso in cui si avrebbero sicuramente abbondanti precipitazioni, ma il richiamo caldo a tutte le quote sulla città andrebbe a scaldare consistentemente l’aria relegando la neve a quote di collina o montagna; né deve essere troppo “basso” ovvero troppo a sud rispetto alla città, caso in cui non si avrebbero precipitazioni (che interesserebbero invece il versante tirrenico meridionale) e freddo secco con forte tramontana. Generalmente il minimo al suolo perfetto per la neve a Roma deve posizionarsi a sud della città tra la media-bassa Sardegna e la Campania centrale (si parla spesso di bassa pressione su Ponza come condizione ideale, a voler descrivere in modo indicativo il luogo medio di collocazione del minimo barico perfetto).
Quando le tre suddette condizioni si verificano, allora la neve a Roma diventa possibile e si ha la tipica nevicata con nord-est al suolo, sud-ovest in quota, precipitazioni costanti e moderate con fronte perturbato organizzato (grazie alla baroclinicità atmosferica).
Vi sono poi altre tre configurazioni, meno caratteristiche e più aleatorie e rischiose, che possono potenzialmente portare la neve a Roma.
2- Una seconda configurazione vede un nocciolo gelido entrare sempre dalla doppia porta della bora e del rodano da nord est o da nord con minimi al suolo e in quota quasi allineati e collocati simultaneamente sull’Italia centrale o sul medio tirreno e freddo intenso. In tal caso si ha atmosfera barotropica (minimi al suolo e in quota allineati) non foriera di fronti perturbati organizzati, ma di instabilità atmosferica, spesso anche accentuata con possibilità di temporali di neve anche violenti. Tale situazione spesso altro non è che l’evoluzione cronologica della prima configurazione, presentandosi come la fase post-frontale, ma in altri casi può avere carattere primario, presentarsi cioè da subito come entrata fredda di tipo instabile senza fronte organizzato, con possibili temporali di neve.
3- Un’altra configurazione possibile si realizza con l’entrata di aria molto fredda da nord o n-e con formazione di minimo barico al suolo a est o a nord-est rispetto alla città (minimo sulle venezie o minimo medio adriatico). In tal caso si può creare un vortice depressionario che sul lato tirrenico non avrà tuttavia caratteristiche particolarmente intense, ma causerà per lo più instabilità sotto forma di improvvisi rovesci seguiti a schiarite. In questa situazione che spesso riesce ad apportare nevicate anche discrete nella media o alta collina tirrenica, molto difficilmente riesce a nevicare fino a Roma poiché con la prevalenza di una ventilazione da ponente o libeccio freddo è raro avere isoterme in quota sufficientemente basse e, anche qualora vi fossero, è molto difficile che la colonna d’aria in tutti gli strati d’altezza riesca a mantenersi fredda (correnti marine tendono a scaldare immediatamente gli strati medi e bassi). Nevicate a Roma con ponente o libeccio freddo sono dunque rarissime se non praticamente nulle (nella storia più recente non vi è stato nessun episodio di questo tipo)
4- Un’ultima possibile configurazione da neve, anch’essa piuttosto difficile e comunque molto effimera come durata è la cosiddetta neve da cuscino freddo pregresso. In questo caso, a partire da un iniziale situazione di aria fredda accumulata al suolo e alle medie quote, si innesta un fronte perturbato alto con minimo pressorio al suolo che si colloca a nord, nord-ovest scivolando lentamente dalla Francia verso la Liguria e poi la Toscana. Se tale fronte, nel suo avanzare, non determina un richiamo caldo troppo intenso (ad esempio per isobare larghe ad estensione molto graduale), nella fase prefrontale si potrebbe avere una situazione particolare in cui, sull’aria fedda peesistente, l’innesto di aria più mite ed umida genera deboli precipitazioni che possono mantenere il carattere nevoso su una colonna omogenea fino alla pianura e quindi fino a Roma. Si ha, in questo caso, una ventilazione al suolo da scirocco o ostro o e-se. Questo tipo di nevicate in Italia sono molto tipiche della Val Padana, zona in cui la formazione del cosiddetto cuscino freddo post-irruzione è molto frequente e intensa e dove la protezione degli appennini a sud impedisce un richiamo caldo alle quote medie e basse determinando fenomeni nevosi anche molto duraturi. Sulle pianure del centro Italia, invece le nevicate da cuscinetto freddo, già molto rare come frequenza, hanno durata brevissima poiché all’approssimarsi del fronte l’aria calda penetra a tutte le quote trasformando presto la neve in pioggia.
Tra le quattro configurazioni descritte, non vi è alcun dubbio che la più tipica sia la prima, sempre ovviamente all’interno di quello che rimane un fenomeno complessivamente raro.
Le difficoltà microclimatiche: l’orografia di Roma e la neve.
Alla difficoltà di realizzazione delle configurazioni descritte, si sommano poi fattori microclimatici che penalizzano ulteriormente la città rispetto alle zone circostanti o rispetto ad altre aree del versante tirrenico.
In primo luogo Roma, come tutte le grandi metropoli ha una forte isole di calore dovuta all’asfalto e ai palazzi, cresciuta molto negli ultimi 50 anni per via dell’ingrandimento della città verso la periferia. Pertanto, specialmente durante la stagione invernale, la città ha sempre uno o due gradi in più rispetto alle zone circostanti a parità di altitudine. Inoltre Roma si trova molto vicino al mare e risente quindi della sua capacità mitigatrice. Infine la forte vicinanza dell’appennino ad est (le cui propaggini più occidentali dell’area, i Monti Lucretili, sono addossate a soli 25-30km circa dall’area urbana) fa sì che le correnti fredde da nord-est e da est vengano in molti casi lievemente favonizzate (ovvero sia subiscano un modesto aumento termico e una diminuzione del tasso di umidità relativa).
Pertanto, concludendo….perché la neve riesca ad imbiancare la città, l’aria in arrivo deve essere molto fredda in quota e al suolo e la configurazione che si viene a creare deve rispettare quegli equilibri sopra descritti che sfortunatamente (per gli amanti della neve) riescono a combinarsi correttamente nelle giuste proporzioni molto di rado. Come vedremo nella seconda parte dell’articolo la frequenza delle nevicate romane nel corso della storia più recente (dagli anni ’50 ad oggi) dimostra che il fenomeno, sebbene presente e alle volte anche con episodi intensi, ha una frequenza davvero ridotta. Assai più spesso a Roma si verificano situazioni ai limiti della nevicata con le colline attorno alla città ben imbiancate anche soltanto a quote prossime ai 200-300m. E ancora più spesso si producono irruzioni fredde, ma secche, con tanta neve sui versanti adriatici, a volte fino alla pianura, e tanto freddo e cielo sereno limpido su Roma e le regioni tirreniche in generale.
Seguirà nei prossimi giorni la seconda parte dell’articolo sulle nevicate a Roma negli ultimi decenni