Un’ ipotesi di studio sulla nebbia alla luce di una review sulla troposfera
Di Giulio Lorenzini
Parma, 30 Novembre 2018 - ABSTRACT
Una review sullo stato della troposfera precede l’esame di un’ipotesi originale sulla struttura della nebbia. Ci sembra che il fenomeno meteorico “nebbia” sia spesso affrontato con un eccesso di semplificazioni e forse di empirismo. Per esempio la distinzione di una nebbia da irradiazione, di un’altra da avvezione ed infine di una orografica non allude a diversi meccanismi eziologici ma alle circostanze che accompagnano l’unico e solo meccanismo causativo che è il condensarsi del vapore acqueo attorno ad un nucleo costituito da un granulo di pulviscolo o, più probabilmente, attorno a qualche grosso frammento minerale od organico, in quest’ultimo caso di origine animale o vegetale. Non ci pare sufficientemente spiegata l’identificazione della nebbia con una nuvola di bassa quota. Ci pare logico pensare che la struttura della nebbia non sia come quella delle nuvole fatta di gocce d’acqua di condensa accostate tra loro e dove, per la loro sfericità, gli elettroliti si dispongono al centro della sfera, aumentandone la tensione superficiale, mentre i corpi organici idrosolubili si dispongono alla periferia, riducendone la tensione superficiale. L’acqua di condensa della nebbia che si raccoglie attorno ai frustoli grossolani di natura minerale ed organica non si dispone più come una sfera attorno ad un nucleo puntiforme, bensì come dei veli che disegnano figure geometriche poliedriche dal volume molto più grande, capace di accogliere più elettroliti e più corpi organici idrosolubili, disponendoli in modo omogeneo e quindi senza modifiche della tensione superficiale. Infine troverebbe più convincente giustificazione la storicità della topografia delle nebbie, che dipende dal persistere di pulviscolo abbondante e grossolano in alcune zone poco ventilate e fredde, che non ha subito particolari incrementi o delocalizzazioni per le attività antropiche, notoriamente produttrici di un pulviscolo piccolo e pressoché puntiforme, non adatto quindi a generare strutture solide nell’acqua di condensa. E’ necessario pensare ad un’altra geometria dei liquidi di deposito nella nebbia, a cui non è estranea la fase particellare dell’aerosol primario che, alle basse quote, è più grossolana in quanto costituita da corpuscoli minerali aggregati, frammenti vegetali o animali galleggianti nell’aria bassa, erbe o pianticelle radicate al suolo. In effetti una struttura mista, in parte sferica ed in parte poliedrica, può accogliere una maggior quantità di soluti senza riduzioni della tensione superficiale tali da causarne il dissolvimento: inoltre il maggior ancoraggio al suolo e la maggior coesione ad un reticolo di supporto può spiegare la longevità della nebbia per maggior resistenza ai venti.
L’ATMOSFERA L’atmosfera è un involucro composto da una fase aeriforme (gas e vapori) ed una fase particellare (gocce liquide e corpuscoli solidi minerali-organici) dello spessore di 36000 km che la Terra si trascina dietro nei suoi movimenti di rotazione e traslazione [3, 4, 12], ma quella parte che interessa i fenomeni meteorici relativi alla presenza di acqua, è la troposfera.
LA TROPOSFERA Essa ha lo spessore di 12 km dal livello del mare, la sua composizione chimica è costante, la sua temperatura passa dai +15 ai -60°C, la sua pressione barometrica dai 760 mm Hg non scende sotto i 70 mm Hg, la sua densità decresce da 1,2 a 0,2 kg/m3 [3, 4, 12]. La troposfera è la sola a contenere anche acqua nei suoi tre stati fisici: vapore – liquido (acqua di condensa) – solido (cristalli di ghiaccio), in attivo scambio tra loro e solo in parte destinati a pervenire al suolo sotto forma liquida (pioggia, rugiada) o solida (neve, grandine, brina) [1, 3, 4, 12]. La maggior parte dell’acqua rimane invece sospesa nell’aria sotto forma di vapore invisibile, di liquido (le nubi, la nebbia), di solido (i cirri), perché di peso irrisorio.
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