Nuovo articolo della rubrica di Meteostoria che si avvia pian piano alla sua fase conclusiva.
Reanalisi degli eventi meteo più rilevanti dal 1836 in poi
Di Claudio Giulianelli
Villa San Giovanni in Tuscia (VT), 20 Febbraio 2021 – Continua questo nostro viaggio nel passato tramite le reanalisi degli archivi NCEP presenti su meteociel. Rispetto al trentennio precedente vi sono importanti cambiamenti, infatti si stanno significativamente riducendo irruzioni gelide importanti mentre aumentano le ondate di calore in tutte le stagioni.
Negli anni ’60 ancora si registrano episodi di gelo davvero imponenti, di intensità mai vista ai nostri giorni (ultimi 30 anni). Le estati non sono quasi mai molto calde. Per quanto riguarda le estati effettivamente sono decisamente meno calde di quelle degli anni ’40 viste nel precedente articolo. Spiccano inoltre alcune ondate fredde in primavera storiche, di portata eccezionale in tutta la serie storica vista sinora! Gli inverni erano comunque ancora abbastanza dinamici con nevicate collinari che facevano la loro comparsa probabilmente quasi tutti gli anni. Ciononostante, le stagioni invernali presentano, come ormai anche nei due trentenni precedenti, fasi piuttosto miti dal sapore spiccatamente primaverile, anche in pieno inverno. E’ andata dunque perdendosi la caratteristica di azioni artiche reiterate che caratterizzava soprattutto la fine dell’800 e i primi anni del ‘900.
Nei primissimi anni ’70 (fin verso il 1973/1974), gli inverni risultavano ancora discretamente dinamici, in linea con gli anni ’60 seppur senza picchi di freddo eccezionali. Dalla seconda metà del decennio le ondate di freddo sono andate riducendosi di numero sempre di più, al punto tale che vi sono state alcune stagioni con neve probabilmente molto scarsa sui nostri territori o addirittura assente. In questo decennio c’è dunque un’ulteriore trasformazione della nostra stagione invernale: se a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del ‘900 le stagioni invernali hanno visto comparire periodi di stasi anticiclonica o di temperature primaverili, qui siamo forse di fronte alle prime serie di annate senza neve per le basse e medie quote collinari, stagioni dunque in cui prevale il tempo anticiclonico o mite con pochissime ondate di freddo all’interno della stagione. Anche le estati stanno subendo una trasformazione, infatti nei primi anni ’70 continuano ad essere tiepide/poco calde con ondate di calore scarsissime e invece episodi freddi per il periodo davvero importanti. Dalla seconda parte degli anni ’70 il caldo comincia ad essere più presente con alcuni picchi importanti.
Negli anni ’80 si consolida questo trend di inverni con ondate di freddo di poca potenza, nei primi anni ’80 di vero freddo in realtà ne è arrivato poco, si è trattato di irruzioni neanche moderate rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi 30 anni. Nella parte centrale degli anni ’80 vi sono stati episodi da neve fino a quote molto basse, quindi si è recuperata parzialmente la dinamicità presente negli anni ’70, senza nessun picco estremo di freddo (in tanti ricorderanno l’intenso gelo del 1985, dopo vedremo meglio questo episodio). Alla fine degli anni ’80 si ritorna ad avere inverni senza ondate di freddo rilevanti e con ondate di calore per il periodo anche significative. Le estati nel frattempo si stanno scaldando, infatti il semestre caldo in larga parte presenta temperature ancora non troppo calde, seppur non fresche come negli anni ’70 e primi anni ’80, ma cominciano ad essere presenti quasi tutte le stagioni almeno una intensa ondata di calore.
Sia negli anni ’60 che nei primi anni ’70 vi sono stati rigurgiti invernali non solo a marzo ma anche ad aprile e persino a maggio!
Andiamo ora a vedere gli episodi più significativi.
Nei mesi di maggio, troviamo questa intensa ondata di freddo relativamente al periodo.
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