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Meteo e passione: "se stava mejo quanno se stava peggio"?

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Meteo e passione: "se stava mejo quanno se stava peggio"?

Messaggio da Ghiaccio96 » venerdì 3 maggio 2024, 12:43

Approfitto del forum, per parlare in maniera esplicita anche con voi di come la penso io relativamente alla seguente questione che nel corso degli ultimi anni è emersa da più persone con cui ho parlato o da pensieri espressi sui social o anche in questo forum.

"Quando prima non c'era tutta sta roba la neve veniva più naturale", oppure "quando non c'era tutta sta roba, che stavi ore appiccicato al satellite a guardare i movimenti delle nubi e i modelli potevano sbagliare anche a 72 ore e clamorosamente ti ritrovavi con un palmo di neve, senza stressarti a guardare carte a 384 ore".

Sono due degli esempi di concetti che in qualche modo mi sono arrivati all'orecchio negli ultimi anni. Cioè il progresso tecnologico ha svalutato la passione secondo tanti nostalgici di tempi andati.

Io penso che sicuramente se tutto fosse più naturale, nel senso la variabilità meteorologica fosse sempre la stessa di 40 anni fa, uno non avrebbe avuto bisogno di scervellarsi per capire a 3000 ore se avesse potuto fare un fiocco di neve in vetta al monte bianco. Se 40 anni fa ci fosse stato il progresso attuale in questa scienza, probabilmente ce ne saremmo proprio sbattuti delle stagionali, io in primis. Tanto la neve era di casa, la davi per scontata prima o poi durante la stagione.

Sicuramente è anche vero che l'esplosione dei social ha permesso, facilmente e gratuitamente, a centinaia di persone di cimentarsi meteorologi e fingersi professionisti, come si sono sempre visti nella loro testa, creando caos e disinformazione.

Ma se 40 anni fa invece che il progresso tecnologico ci fosse stato lo stesso clima attuale? Vi immaginate lo snervamento con la connessione a banda larga ad aspettare 10 minuti per caricare 33 immagini di meteociel tutte uguali col promontorio subtropicale dall'africa verso l'Europa anche in inverno? Altro che stare appiccicati al satellite o fermarsi a 72 ore. Forse lo strazio sarebbe stato talmente grande che nessuno avrebbe più seguito la meteo. Adesso, siccome la scienza nel campo è andata avanti, bene o male ancora ci si aggrappa a qualcosa ossia il lunghissimo termine. E anche li comunque diminuisce il livello di attenzione da parte della gente.

Allora perchè prendersela col progresso scientifico-tecnologico invece che col clima che è cambiato? Se fermassimo la ricerca il clima non migliorerebbe. Quindi è ora di guardare avanti, la nostalgia non aiuterà di certo a riavere quello che avevamo prima...
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Re: Meteo e passione: "se stava mejo quanno se stava peggio"

Messaggio da Olim » martedì 7 maggio 2024, 17:16

Argomento molto interessante.
In generale sono dell'idea che le evoluzioni tecnologiche non sono mai neutre e hanno sempre dei risvolti positivi e negativi. Sono contrarissimo a demonizzarle in modo pregiudiziale come fanno i nostalgici ad ogni costo, ma sono anche contrario ad esaltarne sempre e comunque gli effetti senza vederne, a volte, le conseguenze negative su alcune forme di socialità umana.
Nel caso della meteorologia l'evoluzione tecnologica è assolutamente benvenuta e fondamentale per affinare questa scienza che, ricordiamolo, oltre ad essere una passione per molti, è soprattutto una scienza al servizio dei bisogni umani. Più evolve in senso di precisione previsionale dunque meglio è per l'umanità.
Detto questo per certi aspetti posso in parte capire il discorso di chi rimpiange i tempi pre internet sia per la compulsione previsionale che l'eccesso di mappe disponibili (la cosiddetta runnite) ha generato in qualcuno sia (soprattutto) per gli effetti dispersivi causati dall'evoluzione degli strumenti di socializzazione usati dalle comunità meteofile. Sul primo aspetto in realtà c'è poco da rimpiangere e tutto sta a saper usare le mappe e le previsioni con intelligenza. Sul secondo aspetto invece trovo che l'evoluzione verso la condivisione social della passione meteolorogica al posto del tradizionale forum sia stata molto negativa ed abbia sensibilmente peggiorato la qualità della condivisione.
Mentre l'evoluzione dal pre-internet al forum dei primi anni 2000 è stato un processo che ha rafforzato la socializzazione tra appassionati, la successiva evoluzione dal 2013-2014 in poi di forum ai social come facebook, instagram o whatsapp ha peggiorato e di molto il modo di vivere collettivamente la passione meteo. Il decadimento di quasi tutti i forum ha fatto perdere molto al meteoappassionato. I messaggi che durano, che si archiviano e che si mantengono nel tempo in modo ordinato hanno lasciato spazio ad una comunicazione frammentata, compulsiva e poco ragionata. Di certo non evoluzione positiva.
Quindi anche nell'ambito meteo e di fruizione della passione direi che non si può fare di tutta l'erba un fascio. Alcune evoluzioni sono ultrapositive, altre meno, altre ancora decisamente negative.

Poi sul fatto che il vero problema è il clima cambiato in peggio, la mancanza di neve, di freddo inverno, di dinamicità nelle altre stagioni, sono stradaccordo. Sicuramente è uno dei fattori che hanno fatto perdere o diminuire la passione per molti.
Lorenzo Dorato, alias Olim
Stagionofilo puro con preferenza viscerale per l'inverno, il freddo e la neve. Amante di ogni fenomeno, dalla pioggia copiosa al caldo intenso, dalla limpida tramontana alla nebbia novembrina, dai temporali al vento burrascoso.

 
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Re: Meteo e passione: "se stava mejo quanno se stava peggio"

Messaggio da Ghiaccio96 » martedì 7 maggio 2024, 22:51

Sono d'accordo con te in toto sull'aspetto dei canali di condivisione social attuali quali le chat ma anche i social che hanno creato un danno, rendendo il contributo di partecipazione sociale del meteoappassionato molto impulsivo e non ragionato. Anche semplicemente per ragioni pratiche, non si può allegare facilmente su un telefono un file e scrivere un lungo testo. Sul telefono soltanto digitare i tasti è più complicato, quindi si scrive meno

è invece soltanto una coincidenza il fatto che il clima peggiori mano a mano che la tecnologia si sviluppa. Come dici te è una questione di uso che se ne fa, l'abbondanza di dati attuale rispetto a quella di 20 anni fa non deve necessariamente portare alla runnite. Tutto nella vita può diventare una droga, a quel punto è una questione caratteriale della persona, chi si fissa è psicologicamente debole quantomeno rispetto a quel tema per chissà quali motivi pregressi della propria storia. Come anche sparire o sconfortarsi, arrivando a non accettare la realtà, quando il clima prende una brutta piega. Anche quello è un segno di debolezza psicologica quando si tocca questo tema. Potrebbe sembrare che lo sviluppo tecnologico sia quasi una tentazione del demonio per i malati di runnite, ma veramente è solo la nostra forma mentis che è sbagliata. Dovremmo piuttosto lavorare sui noi stessi.

Quando si ha davanti un run fino a 384 ore, se invece di focalizzarsi su cosa dice il run uno cercasse nel modello una traccia di previsione comune a più run, avrebbe senso anche guardare il medio o lungo termine. Cioè guardare sempre i modelli fino a 384 ore, ma dare il giusto peso ai run finchè certe carte vengono riproposte con costanza, e quando si guarda i modelli ci si dovrebbe focalizzare su questo, cercare di notare fino a che range temporale i vari run si somigliano fra loro e non dare peso alle evoluzioni successive.

D'altra parte, mi è venuto in mente... è come quando ad affari tuoi ti viene fatta un'offerta verso la fine della partita in cui è rimasto magari un solo pacco con una cifra importante e 2 o 3 cifre molto scarse o nulle. Qualcuno dice "eh ma li ci stanno 200mila euro perchè dovrei accettare", ma in realtà l'unica cifra REALE è quella scritta sull'assegno, quella scritta sul tabellone è fittizia, non esiste. Invece ci sono concorrenti che vedono ancora 200mila in gioco e decidono di andare avanti e alla fine perdono tutto. Lo scopo di aprire pacchi uno alla volta cercando di arrivare ad eliminare tutte le cifre basse serve per far lievitare l'offerta del dottore, che rappresenta la vera vincita del gioco. Se uno va la con l'idea di vincere i 300mila scritti sul display, torna a casa a mani vuote perchè la possibilità che tale cifra sia nel proprio pacco è di 1/20. Non avrebbe senso stare ad aprire un pacco alla volta se l'unico obiettivo è vincere i 300mila credendo che siano nel proprio pacco, e se la forma mentis è questa, ossia ci fa gola la cifra grossa e ci facciamo prendere dal gioco, vuol dire essere deboli psicologicamente e si va a casa a mani vuote o quasi sempre con cifre basse.

Analogamente nei run uno dovrebbe guardarli non con l'idea di dover portare a casa per forza le carte da neve del medio e lungo termine, perchè se compaiono randomicamente nel corso dei run sono solo immagini stampate sullo schermo di un computer, non è nulla di reale. Quello che bisogna portare a casa è ciò che i run mostrano con una certa costanza e che quindi risulta di potenziale realizzazione, scenari concreti (come fossero le offerte del dottore).

Forse è una meteorologia meno semplice da seguire, ma penso che se 40 anni fa ci fosse stato il clima attuale vi sarebbe comunque stata una condizione di stress psicologico diffuso tra la popolazione, anche coi run fino a 72 ore. Se c'è una dipendenza psicologica, tecnologia più tecnologia meno si patisce lo stesso
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