Chiedo scusa anticipatamente anche io per il "fuori tema", ma ormai a meno di aprire un apposito post, abbiamo aperto qua l'argomento.
Il perenne conflitto tra nocciolicoltori e maltempo settembrino (inevitabile, purtroppo!) non è noto a tutti ma non è neanche troppo difficile da capire, se ben spiegato.
Ci provo: il problema principale della nocciolicoltura è il lungo periodo connesso con la "caduta" del frutto. I terreni coltivati a nocciolo, a seconda del microclima locale che ne determina la maturazione, devono essere preparati poco prima l'inizio della caduta del frutto, tipo fine luglio/inizi di agosto, per i paesi molto a valle (Corchiano, Gallese, Fabrica, ecc.); prima settimana/decade di agosto, per i paesi collinari un pò più freschi (Caprarola, Ronciglione, Capranica, ecc.) ed intorno a Ferragosto per le zone più fredde (Valle di Vico su tutte!). Da quel momento in poi, il periodo della caduta di tutto il prodotto da raccogliere si protrarrà per circa quaranta/quarantacinque giorni. Ovvio che è difficile beccare quarantacinque giorni consecutivi di stabilità atmosferica o comunque con assenza di fenomeni rilevanti.
Noi nocciolicoltori abbiamo tutto l'interesse a togliere quanto prima il prodotto da terra, ma se queste benedette nocchie ci mettono tutto questo tempo a cadere, dobbiamo rimanere là, impotenti a guardare. Per evitare quanto più possibile le perdite di prodotto, occorrerebbe "farsi un giro" ogni giorno con la propria semovente (macchina raccoglitrice, ndr!). Ma è impossibile passare tutti i giorni in più terreni contemporaneamente (magari dislocati tra Valle di Vico, Bassano, Capranica o Sutri!), oltre che ovviamente antieconomico. Nel mio caso, da meteo-appassionato, avendo sentito la puzza dell'evento, ho anticipato la seconda raccolta di qualche giorno, ma ovviamente avendo sette-otto giorni lavorativi per ogni lavorazione, sono riuscito a togliermi solo qualcosina!
Certo, chi ancora al 16 settembre non aveva ancora iniziato proprio con la raccolta, ha poche giustificazioni: ha dormito e basta. Nel mio caso, avevo già provveduto a mettere in cascina buona parte del raccolto. Il rammarico è che, a fronte di una stagione che fino ai primi di luglio si preannunciava eccezionale, assolutamente da record, l'estate ci ha proposto una siccità perdurante che ha compromesso la qualità del prodotto e ben due eventi di ventosità molto forte (metà luglio, il peggiore, e poco prima di Ferragosto!) che hanno contribuito alla caduta prematura di quasi metà del prodotto, quindi andato perso.
Ma il problema principale di quest'ultimo evento alluvionale, non è tanto la perdita del prodotto (che, periodicamente ci sta!) quanto il dissesto dei terreni. Alcuni appezzamenti di terreno appaiono stravolti dopo questo nubifragio: reti divelte, piante sradicate e trascinate via, terreni ribassati di mezzo metro rispetto al piano iniziale, pietrame sparso per tutto il terreno, montagne di fango accumulate addosso alle reti e quant'altro a cui si può assistere in questi giorni, su alla Valle di Vico!
Detto questo, spero di aver reso l'idea del problema che affligge i noccolicoltori: la lunga durata della caduta del prodotto. Che non è possibile eliminare in alcun modo. Poi, per la Valle di Vico, posta a poco più di 500 mt. di quota, avere montagne anche superiori ai 900 mt. a ridosso, non giova di certo. Sarà anche suggestivo vedersi delle montagne di 400 mt. più alte di noi a ridosso, ma quando ti fa 100 mm. in poco più di mezz'ora (come avrà senz'altro fatto, localmente, da quelle parti!), secondo me c'è veramente poco da fare!